martedì 15 ottobre 2013

Tari, Tasi, Trise

Non si tratta di un fantastico rompicato oppure dell’ennesimo scioglilingua, ma delle nuove tasse che ci accompagneranno nel corso del prossimo anno, rendendo i nostri sonni sempre più agitati e convulsi. Sì, perché l’affondo dei nostri generosi politici stavolta non è stato solamente pesante, ma anche contrario alla più elementari norme di etica politica. Più volte ci è stato detto e ribadito dai demagoghi della politica che l’IMU sulla prima casa era stato definitivamente abolito. Abbiamo assistito addirittura a finte baruffe tra le opposte fazioni. Dai contenuti più disparati: IMU per tutti o solo per alcuni, anche sulla prima casa o soltanto sulle seconde case, fino a certi livelli di rendita catastale o indipendentemente da questi. Insomma siamo stati gabellati, e ben oltre il peso della vecchia IMU, ipocritamente e falsamente eliminata. Ora pagheremo la tassa sui rifiuti, quella sui servizi e quella sul possesso di immobili. Con buona pace del popolo italiano, che si rifiuta testardamente di capire che è arrivata, e anche superata, l’ora di mandare a casa tutta questa gente. Mi sorge un dubbio: non saremo per caso dei masochisti?

lunedì 14 ottobre 2013

Analfabetismo Giovan(n)i ….. ni

Sembra proprio che i nostri ministri, senza alcuna vergogna, continuino a mantenere nei confronti dei giovani un atteggiamento che ricorda quello di un preside incontinente che bacchetta, senza remore, i propri alunni, rei semplicemente di essere giovani e studenti. Infatti, dopo le esternazioni, del tutto gratuite, di Padoa Schioppa, che incolpò i trentenni di comportarsi da “bamboccioni” (del genere Tanguy), e quelle più recenti della Elsa Fornero (detta “lacrima facile”), che accusò i giovani di essere degli “schizzinosi” (ma assente ingiustificata alla proiezione di “Acciaio”) allorché si trattava di scegliere un posto di lavoro (ma si può scegliere?), nonché di Brunetta (detto “er più”), che trattò i giovani da “sfigati” (del tipo Bridget Jones), è stata la volta del ministro del lavoro, Enrico Giovannini. L’illustre scienziato (ex presidente istat), riferendosi ad una recente indagine OCSE, che ha collocato gli italiani all’ultimo posto in fatto di competenze linguistiche, da arguto ministro qual è, ha immediatamente tratto le sue personali conclusioni, affermando che l’Italia è abitata da un popolo di “inoccupabili”, che avrebbe necessità di una, quanto mai, adeguata e incisiva formazione. Guarda caso, poi, che, volgendo lo sguardo altrove, ci accorgiamo che non sono di certo bamboccioni, schizzinosi, sfigati e inoccupabili, i figli, i parenti e gli amici degli “esternanti”, che, sin dalla più tenera età, essendo stati educati a farlo, occupano poltrone da top manager in posti invidiabili e prestigiosi, benché non considerati comunque all’altezza delle loro competenze. Guarda caso, poi, che i nostri intelligenti ministri dimenticano, con troppa facilità, che la disoccupazione in Italia sfiora attualmente la modica percentuale del 50%, e questo non certo per colpa degli “inoccupabili”, che sarebbero ben felici e contenti di potersi occupare. Guarda caso poi che società pubbliche e private, come Ilva, Alitalia, Parmalat, Cirio, Telecom, e via dicendo, sono state gestite, in questi anni, da manager competenti e preparati, nonché lautamente pagati a nostre spese, in modo talmente efficiente, da portarle a sfiorare il disastro totale. Guarda caso poi che questi stessi top manager corrispondono sempre alle stesse top persone che, volando libere e belle di società in società, continuano a fare danni incalcolabili, probabilmente nella top convinzione che i loro obiettivi siano le top perdite e giammai i top profitti. E guarda caso poi che, nonostante tutto, questi top manager sono sempre, sempre, ma proprio sempre, top “occupabili”.

venerdì 11 ottobre 2013

Pupari e marionette

Allietavano e riempivano le giornate di noi bambini, innocenti e inconsapevoli. Sul palcoscenico del piccolo teatrino di legno le marionette, comandate con programmata gestualità dal puparo di turno, si affrontavano con inaudita aggressività e con ineguagliabile violenza, suscitando l’ilarità dei presenti che, divertiti, venivano educati, sin da piccoli, al rispetto e alla lealtà. Pupari e marionette che, oggi come allora, si affacciano, non già dal piccolo palcoscenico del teatrino, ma da quello ben più importante della vita, recitando ipocritamente parti già scritte e spesso concordate, mentre noi, spettatori inconsapevoli, assistiamo, divertiti e forse un po’ coinvolti, a scene disgustose, grottesche scenografie, confronti accesi, turpiloqui da osteria, orribili sceneggiature, farsesche prese di posizione e talvolta anche a violenti tentativi di aggressione. Salvo poi, quegli stessi attori, ritrovarsi a dividere, fraternamente ed equamente, affari e balzelli, appalti e commesse, continui scambi di favori. E loro, i pupari, muovono e comandano le loro marionette, il sottobosco della politica, i prestanome disposti a tutto, incuranti di valori, ideali, trasparenza e finanche appartenenza politica. E noi spettatori? Inconsapevoli e ciechi, assistiamo, divertiti.

giovedì 10 ottobre 2013

Povero direttore

O forse sarebbe meglio dire “il direttore povero”. Sì, perché abbiamo letto che Befera non ritiene, bontà sua, di avere i requisiti necessari per entrare a far parte del ristretto e privilegiato club degli italiani ricchi. Tant’è che, intervistato, alla domanda sul tema, ha risposto candidamente di no. Salvo poi a scoprire che il reddito annuo percepito supera i 300.000 euro, collocandosi ben al di sopra delle spettanze del Presidente degli Stati Uniti. Ci sarebbe ora da domandare al sig. Befera, che, ricordiamolo, ricopre contemporaneamente le cariche di direttore dell’Agenzia delle Entrate e di presidente di Equitalia, come andrebbero considerati, a suo parere e secondo il suo metro di giudizio, tutti quei lavoratori che, si e no, arrivano ai 15000 euro annui e che vengono spesso vessati e minacciati dagli sceriffi dell’erario? Solidarietà impone, a questo punto, anche per evitare futuri e insanabili rimorsi, un richiamo doveroso ad una mobilitazione generale per una lodevole e generosa raccolta fondi che possa permettere al sig. Befera e ad altri “poveri cristi” come lui di superare le difficoltà di ogni giorno e di sperare in un futuro più sereno e più luminoso.