martedì 2 giugno 2015

IL FENOMENO PEPE MUJICA: L'EX PRESIDENTE PIU' POVERO E FELICE DEL MONDO E' UN ESEMPIO

Torunée italiana, con tanto di cittadinanza onoraria a Livorno, per l'uomo che sta rivoluzionando il modo di fare e comunicare la politica nel mondo: Jose 'Pepe' Mujica. Ex-presidente dell'Uruguay, ora senatore. Ex militante marxista-leninista nell'organizzazione Tupamaros, marito della compagna di lotta politica Lucia Topolansky, sempre al suo fianco. Di origini piemontesi, prigioniero per 30 anni nelle carceri uruguayane a causa della sua lotta politica, contadino: queste le diverse vesti di una persona che, in tutti i ruoli coperti nella sua vita, ha abbracciato sempre la filosofia della semplicità. Muro portante del suo concetto di libertà e passione, il mondo si è accorto di lui, di quell'uomo così distante del vecchio modo di fare politica. Ha rinunciato al 90 per cento del suo stipendio da presidente in favore della classi povere del suo paese. Vive con 1.250 dollari al mese, nella sua modesta casa nella campagna uruguayana, dedicandosi alla vita rurale (anche da presidente ha continuato a fare il contadino). Tra le sue battaglie e decisioni politiche, la 'legalizzazione' della marijuana, basando la sua scelta su un serio e concreto ragionamento: “Non ho legalizzato la marijuana perché fa bene. Renderne legale la vendita e il consumo significa lottare contro il narcotraffico. Non c'è cosa peggiore del narcotraffico. E a quest'ultimo io preferisco la marijuana”. Con queste parole ha giustificato la sua politica pochi giorni fa a Roma, in occasione dell'evento di presentazione del libro “La Felicità al Potere”. Un Mujica a ruota libera su diversi temi di politica nazionale e internazionale, dalla legalizzazione al suo attuale ruolo di mediatore nei conflitti che attraversano l'America Latina. E poi l'economia globale, la necessità di classi dirigenti competenti e preparate come unica soluzione alle molte sfide mondiali. E poi ancora l'attuale problema migranti su cui il senatore è stato lapidario: “quelli che cercano di attraversare il mediterraneo in questo periodo sono poveri dell'umanità. Questa catastrofe è un problema del mondo, di tutti noi”. Incalzato poi dalle domande di Milena Gabanelli, intervistatrice d'eccezione assieme a Roberto Saviano, Mujica parla anche della sua concezione del ruolo dello Stato per un paese e su quanto sappia competere con l'impresa privata. E solo ascoltando le sue parole si comprende appieno che mente illuminata quest'uomo sobrio e semplice possieda.
Forse discorsi troppo grandi e utopici i suoi. Ma lui stesso svela il segreto del suo ragionamento e del suo operato come uomo e come politico: "Da giovane pensavo che dovevamo cambiare il mondo. E continuo tutt'ora a pensarlo. Ma ora credo che prima di tutto dobbiamo cambiare noi stessi. Perché se non cambiamo la nostra testa e il nostro cuore, non cambierà assolutamente nulla. E si cambia poco alla volta. I cammini sono importanti. Le decisioni, le scelte. Anche se sbagliate. L'importante è agire e imparare dai propri errori, non ripetendoli più. Perché è impossibile non sbagliare”. Persino l'algida Gabanelli si è mostrata commossa e anche impacciata di fonte alla presenza del senatore uruguayano. Non ci sono più dubbi, il fenomeno Mujica è scoppiato. Forse a causa del tremendo bisogno di onestà e di ripensare tutto il nostro mondo, le leggi e le menti che lo governano. La sola speranza a questo punto è che, quando il momento Mujica sarà passato, non restino solo strascichi di utopia, che non sia solo un nuovo tormentone dei tempi moderni destinato a tramontare.  

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