lunedì 13 luglio 2015

BIMBO MORTO NELLA METRO A ROMA, DI CHI È LA COLPA?

Una frazione di secondo, e un volo di 10 metri, tanto è bastato al piccolo Marco per lasciare questa vita a causa di un ascensore malfunzionante. Una città in lutto per quella che è stata una vera e propria disgrazia e che probabilmente poteva essere evitata. In un caldo pomeriggio d'estate l'ascensore della Metro Furio Camillo si blocca con i suoi passeggeri chiusi all'interno, e un dipendente Atac che, nonostante abbia avvertito gli addetti alla manutenzione, si è ritrovato suo malgrado a tentare un'operazione, non codificata certo, ma volta solo al benessere di chi era rimasto intrappolato in un luogo angusto e privo di aria. Il caso in questione è uno dei tanti sulle molteplici cose che nella Capitale non funzionano. Che i guasti possano avvenire è indubbio, ma che ascensori, scale mobili, treni e quant'altro, atti al trasporto quotidiano dei contribuenti non funzionino un giorno e l'altro pure, beh probabilmente qualcosa non torna. Nelle maggiori capitali europee, con tutti i problemi che anch'esse possono avere, è raro notare malfunzionamenti al trasporto pubblico. Regolarmente vengono utilizzati ascensori e affini anche dai disabili, cosa che purtroppo non avviene nel nostro Paese, dato che già una mamma con un passeggino trova difficoltà a salire su un autobus, figuriamoci chi si trova su una sedia a rotelle.
Tutto è lasciato all'incuria, al pressapochismo, e la manutenzione sembra essere diventata un optional. Ora si cercano i colpevoli di questa assurda morte, che probabilmente delle colpe le hanno, ma che hanno agito a fin di bene per salvaguardare gli utenti. Anche perché restare chiusi per ore in un ascensore nel mese di luglio a 30° avrebbe potuto creare comunque malori, ma anche in quel caso qualcuno sarebbe stato additato per non aver fatto nulla. In fin dei conti, “coma la metti la metti”, ci sarà sempre qualcuno pronto a puntare il dito contro qualcun'altro, come l'assessore Guido Improta che ha subito definito il gesto del dipendente Atac “un eccesso di generosità”. Forse l'assessore ritiene che morire dal caldo in un luogo angusto in pieno luglio sia meglio? Che sia meglio restare sospesi nel vuoto in attesa di vani e reclamati soccorsi? Forse al giorno d'oggi sarebbe meglio pensare al fatto che nonostante il mondo in cui viviamo, c'è ancora qualcuno pronto ad aiutare il prossimo in momenti di pericolo e che non volta le spalle a chi ha bisogno. Forse sarebbe ancora meglio pensare che l'Atac è un'azienda da radere al suolo e ricostruire da zero, partendo dai vertici. Intanto resta una famiglia distrutta, e una madre che nonostante il dolore immenso ha avuto il pensiero più sensato di tutti non volendo denunciare chi ha cercato di aiutarla.

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